Rivista
Sett/Ott. 2017 n 119
Dopo 900 giorni la montagna ha partorito il “cosiddetto” topolino. Il disegno di legge sulla concorrenza è stato finalmente approvato dai due rami del Parlamento, senza sorprese, né eclatanti novità. In particolare, per ciò che concerne la questione assicurativa, sostanzialmente cambia poco rispetto alle incoraggianti aperture che pure, inizialmente, si erano intraviste alla Camera. Ma, nonostante gli sforzi dell’onorevole Impegno (tradito poi dai suoi stessi compagni di partito) e di altri deputati campani, le innovazioni che avrebbero potuto dare un assetto più equilibrato al mercato assicurativo non sono state, successivamente, confermate, favorendo, così, lo status quo destinato a reggere per chissà quanto altro tempo ancora.
L’auspicio, infatti, era quello di vedere affermato un criterio più equo volto a premiare, allo stesso modo, tutti gli assicurati virtuosi, indipendentemente dalla loro provincia di residenza. Ciò che appunto si prefiggeva la “Tariffa Italia”, inizialmente approvata trasversalmente da una larga maggioranza di deputati, imponendo alle compagnie, in presenza di determinate condizioni (scatola nera e assenza di sinistri per un periodo di almeno 5 anni), di applicare, agli assicurati residenti nelle regioni con un elevato costo medio della polizza RCA, sconti tali da garantire un’equiparazione delle tariffe rispetto a quelle dove si paga di meno. Al suo posto, invece, si è preferito introdurre una serie di illusorie disposizioni che prevedono generici e non meglio quantificati sconti sui premi delle polizze, le cui modalità di applicazione dovranno poi essere definite dall’Ivass in un apposito regolamento. In pratica, secondo una consueta prassi italiana, è stato più comodo scaricare altrove la “patata bollente”, nella fattispecie all’Autorità vigilante nel settore, nella consapevolezza che, per quanta creatività possa mettere in campo l’Istituto controllato dalla Banca d’Italia, difficilmente si riuscirà a colmare quel gap profondo che tuttora divide l’Italia motorizzata in due fasce: privilegiati al Nord e penalizzati al Sud.
Quali sarebbero le novità di questa legge? Lo sconto a chi fa installare la scatola nera sul proprio veicolo? E questo avviene già! Ma, nonostante tale dispositivo sia particolarmente diffuso nel Meridione, soprattutto a Napoli e Caserta dove cioè si avverte una maggiore necessità di abbattere gli elevati costi delle tariffe, le differenze con il resto d’Italia restano enormi. Si dirà: la legge, però, adesso prevede uno sconto aggiuntivo e significativo (aggettivo, questo, che, in concreto, non significa nulla) da applicare ai soggetti residenti nelle province a maggiore tasso di sinistrosità e con premio medio più elevato, purché non abbiano provocato incidenti negli ultimi quattro anni ed abbiano installato, o installino, la scatola nera. Il punto è che questi sconti saranno forse significativi per le compagnie, ma con ogni probabilità incideranno poco sull’abbattimento dei prezzi. Si tratta, insomma, di un “contentino” che, di fatto, non sarà in grado di stabilire canoni di equità in un mercato ove le politiche tariffarie continueranno ad essere fissate dalle compagnie nella massima discrezionalità possibile per il loro tornaconto. Con la conseguenza che perdureranno quei paradossi che vedono un automobilista senza incidenti, residente in una provincia con alto tasso di sinistrosità, pagare un premio assicurativo maggiore rispetto persino a chi possiede un attestato di rischio peggiore ma abita in una realtà più “virtuosa”. Francamente, non è questo che ci attendevamo dalla legge sulle liberalizzazioni.
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