Rivista
Aprile 2018 n 122
Indignarsi e denunciare lo stato di abbandono e degrado in cui versano molte zone della nostra città, comprese le strade appartenenti al cosiddetto "salotto buono", è diventata un'attività superflua. Non scuote più le coscienze di chi ha responsabilità e competenza per intervenire e risolvere i problemi. L'alibi della mancanza di fondi non regge più, considerato che le spese per i rattoppi del manto stradale e per i risarcimenti dei danni causati dalle buche superano quelle necessarie per effettuare una buona ordinaria manutenzione. Se a ciò aggiungiamo che il Comune di Napoli riesce ad incassare solo tre "multe" su dieci, non sorprendiamoci, poi, della insufficienza di risorse necessarie per la cura della rete viaria (strade, marciapiedi, gallerie, piste ciclabili, segnaletica, illuminazione ecc.). La mancata riscossione dei proventi delle sanzioni pecuniarie per infrazioni al Codice della Strada, oltre ad essere un pessimo esempio diseducativo, in quanto favorisce le condotte trasgressive lasciandole impunite, comporta gravi conseguenze anche sul piano della sicurezza stradale. Non dimentichiamoci, infatti, che il 50% di tali somme, secondo l'articolo 208 dello stesso Codice, deve essere destinato proprio a migliorare la circolazione ed alla prevenzione degli incidenti. Ma non è tutto: gli importi delle "multe" non riscosse, iscritti in bilancio nei residui passivi, di fatto inesigibili, costituiscono pure un grave danno erariale che, a differenza dei debiti post-terremoto, ci sentiamo di imputare direttamente alla negligenza/incapacità di questa amministrazione.
Risorse a parte, il problema della manutenzione e del decoro è soprattutto di ordine culturale e gestionale. Manca, cioè, la capacità di programmare, vigilare ed intervenire prima che sia troppo tardi. Mentre, si continua a perseverare nella solita logica dell'emergenza sino ad inventare soluzioni paradossali come quelle di tenere impegnati, per giornate intere, uomini della polizia municipale semplicemente per presidiare una buca! E quando finalmente si avviano lavori più impegnativi del rattoppo manca sempre la certezza dei tempi di esecuzione. Napoli, infatti, si è trasformata nella città degli eterni cantieri, dove la vigilanza sulla qualità delle opere e sul rispetto della loro durata è diventata un optional. Non scandalizza, pertanto, se, dopo i lavori eseguiti su un'arteria, le crepe si riaprono nuovamente e le tracce lasciate dagli interventi effettuati dalle società erogatrici di servizi (telefonia, energia elettrica ecc.) permangono impunemente, mettendo a rischio la circolazione e la stessa incolumità dei cittadini.
In gioco non è semplicemente il decoro urbano, ma addirittura quello umano ormai venuto meno, perché è scomparso il senso della vergogna, senza il quale è più facile fuggire dalle responsabilità o, peggio ancora, dalla legalità.
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