Rivista
Mondoauto Febbraio 2021
L'annuale indagine del Sole 24 Ore sulla qualità della vita relega, impietosamente, Napoli nei gradini sempre più bassi della classifica nazionale. Assistiamo, ormai, rassegnati, a questa involuzione quasi si trattasse di un destino ineluttabile. E a poco serve reagire con sussulti di orgoglio, criticando la scelta dei parametri utilizzati dallo studio, per ostentare la forza attrattiva della nostra storia, delle nostre tradizioni, della nostra cultura e della nostra "grande bellezza". Nel resto dell'anno, infatti, le lamentale sui disservizi e la mala amministrazione costituiscono la cifra distintiva del malcontento che serpeggia tra i napoletani.
Non c'è bisogno di attendere i risultati annuali di questa indagine per sapere che a Napoli non si vive bene. Se chi emigra non è più disposto a tornare, quasi sempre, è proprio a causa del basso livello di vivibilità percepito nel nostro territorio, che trova nella pessima organizzazione della mobilità il segno più immediatamente visibile. Non è un caso che la critica maggiormente rivoltaci da turisti e visitatori stranieri è il caos, il disordine sulle nostre strade e l'inefficienza dei trasporti. Per non parlare della loro sorpresa nel constatare la nostra incapacità di valorizzare le tante bellezze che pure abbiamo.
Il problema è che da troppo tempo ormai a Napoli non si progetta più, perché non c'è una visione strategica della città futura. Si vive di espedienti, di proposte fumose, estemporanee, utili, forse, solo per racimolare immediato e futile consenso, senza prospettive a medio e lungo termine. Le scelte di governo locale sono, ottusamente, focalizzate su facili attività di promozione della propria immagine pur di richiamare l'attenzione dei mass media, tralasciando i veri problemi della città. Da decenni, infatti, si attendono progetti di riqualificazione e ammodernamento di intere zone del territorio, per le quali non si va oltre a sporadiche chiacchiere senza costrutto.
Parallelamente, sono usciti di scena, se mai vi fossero entrati, i piani di settore della mobilità, quelli del traffico, dei parcheggi e della mobilità sostenibile, come se Napoli potesse farne tranquillamente a meno. Invece, lo sfascio dei trasporti pubblici, la pessima condizione delle strade, la carenza di parcheggi con conseguente incremento dell'abusivismo della sosta, la vetustà del parco circolante, i preoccupanti livelli di sinistrosità stradale e di inquinamento, sia atmosferico che acustico, dimostrano l'urgenza di progetti ed interventi specifici. Non si può cioè continuare a procedere a ruota libera senza una chiara visione di insieme. La mobilità a Napoli deve, effettivamente, diventare un sistema integrato di componenti in cui la priorità spetta al trasporto pubblico, soprattutto su ferro. L'automobile non può più accollarsi il compito di soddisfare tutti i bisogni di spostamento che, invece, andrebbero esauditi anche con altre modalità, onde evitare gli effetti collaterali che tale distorsione comporta: ingorghi, incidenti e smog. Questi temi devono essere centrali nei programmi dei candidati a sindaco di Napoli e, proprio perché fondamentali per il futuro di questa città, è importante avviare intorno ad essi un confronto ampio e costruttivo con tutti i possibili stakeholders che possono fornire il loro disinteressato contributo alla causa. E, soprattutto, con chi, come l'ACI, per legge rappresenta e tutela la mobilità dei "movers".