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Evasione RC Auto: pagare tutti per pagare meno
Una meritoria indagine dei Carabinieri ha, in questi giorni, portato alla luce un’associazione a delinquere contro le assicurazioni che aveva ideato e attuato un particolareggiato sistema di truffe, con la complicità anche di professionisti medici e avvocati. Notizie come queste rendono giustizia ad un territorio, come la provincia di Napoli, dove si paga l’assicurazione obbligatoria più cara d’Italia a causa anche, ma non solo, dei falsi sinistri. Peccato che casi come questo siano ancora piuttosto sporadici in mancanza di sistematiche denunce da parte delle compagnie assicuratrici. Se, infatti, le cosiddette “trastole” fossero puntualmente scovate e perseguite si eviterebbero ingenti esborsi per liquidazioni non dovute, con la conseguenza che riducendosi le spese per gli indennizzi dei sinistri, diminuirebbero anche i costi delle polizze. Nel 2022 su 2.467.276 sinistri dichiarati dagli assicurati (il dato è più numeroso di quello rilevato da ACI e Istat in quanto contempla anche gli incidenti con danni solo a cose) ben 627.712 sono stati catalogati dalle compagnie come “esposti a rischio frodi”, ma di questi solo lo 0,5% pari a 2.991 casi si sono tradotti in denunce e querele. In Campania, questa percentuale è leggermente più elevata, ma non raggiunge l’1%. Stiamo parlando, insomma, di percentuali effettivamente molto esigue: come mai? Delle due l’una: o il fenomeno è marginale e, quindi, non può costituire valido motivo per incrementare smisuratamente i premi delle polizze, oppure, come è più probabile che sia, le imprese assicuratrici sono poco solerti a controllare e denunciare i casi sospetti, preferendo la più comoda via del risarcimento dei danni dei sinistri “esposti a rischio frode”, recuperando, poi, le spese sostenute, mediante la leva tariffaria. In ogni caso, su questo versante si può e si deve fare di più anche perché gli strumenti normativi, informatici e tecnologici lo consentono.
Ma non è tutto; oltre ai falsi sinistri c’è un’altra piaga che inquina il mercato assicurativo ed è l’evasione della RC Auto. Secondo stime Ania sarebbero oltre 2,6 milioni i veicoli sprovvisti di copertura assicurativa, pari al 5,9% del totale circolante in Italia, raggiungendo picchi del 12,4% in Campania e del 10,3% in Calabria. Stanare gli evasori, anche in questo caso, non rappresenta soltanto un atto di contrasto all’illegalità, ma anche un fondamentale contributo al riequilibrio tariffario. Infatti, se tutti i cittadini motorizzati fossero in regola con l’obbligo assicurativo le compagnie potrebbero offrire polizze RCA con premi più bassi a vantaggio di tutti.
Per quanto comprensibili possano essere, in taluni casi, le motivazioni alla base di questo illecito - vale a dire la precarietà delle condizioni economiche familiari unita all’esosità delle tariffe RCA per l’uso dell’auto di cui non si può fare a meno, stante lo stato pietoso del trasporto pubblico - tali condotte restano, comunque, inaccettabili. In gioco, non è solo una questione di principio, di legalità e giustizia, ma l’equo funzionamento del mercato assicurativo nel suo complesso che finisce col danneggiare i cittadini onesti su cui vanno a ricadere anche i costi dei sinistri riconducibili ai veicoli non assicurati. In tali circostanze, infatti, l’indennizzo è coperto dal Fondo di garanzia vittime della strada che viene finanziato, nella misura del 2,50% del costo delle polizze RC Auto, da tutti gli assicurati. In altri termini, chi evade la RCA non danneggia le assicurazioni, ma i contribuenti. Né si può pretendere di abolire l’obbligo assicurativo perché ha un fondamento indiscutibile: tutelare sia i danneggiati che gli stessi responsabili di un sinistro, altrimenti costretti a risarcire di tasca propria. Ed allora bisogna migliorare i controlli avvalendosi realmente delle possibilità fornite dalla legge di utilizzare anche dispositivi atti a rilevare da remoto questa tipologia di illecito. Un passo in avanti in questa direzione potrebbe darlo la nuova direttiva europea (n. 2118 del 24 novembre 2021), alla quale dovrà adeguarsi, entro l’anno, pure l’Italia, che in pratica estende la copertura assicurativa a tutti i veicoli a motore, indipendentemente che circolino o stiano fermi, su suolo pubblico o privato. In altri termini, tutto il parco circolante adibito ad uso trasporto deve essere assicurato e, pertanto, non occorrerà più “pizzicare” sulla strada i trasgressori, in quanto i controlli si potrebbero già fare a monte, incrociando la banca dati dei veicoli del Pra con quella dell’Ania delle targhe assicurate. In questo modo sarebbe più facile stanare gli evasori e, quindi, perseguire l’auspicato obiettivo del pagare meno, pagando tutti.