Vai direttamente ai contenuti
Napoli, lunedì 11 dicembre

Foto A. Zarcone
Logo Automobile Club Italia

Giungla baretti: bene la delibera anti-aperture, ora nuovi spazi

Il Presidente

Ha fatto scalpore la notizia dei 35 bar presenti in poche centinaia di metri nel cuore della Napoli antica, evidenziati dalla sacrosanta protesta dei residenti in un’apposita petizione rivolta al Sindaco a sostegno della vivibilità. Il Centro storico è infatti invivibile. Tra movida e flussi dei turisti è diventata impraticabile persino una normalissima passeggiata a piedi. Ma ciò che maggiormente sconcerta è la moltitudine di poli attrattori facenti capo al settore eno-gastronomico. Le strade di “SpaccaNapoli” e dintorni, infatti, sono invase da locali che offrono cibo e drink di ogni tipo e a qualsiasi ora del giorno ad avventori desiderosi soltanto di mangiare e bere.  Spesso si tratta di locali piccoli e assordanti che si estendono, impropriamente, all’esterno con sgabelli, sedie e tavolini, diffondendo, per giunta, musica ad alto volume sino a tarda sera. Non c’è turista che cammini per questi vicoli senza stringere tra le mani una pizzetta, una “frittatina” di maccheroni o una sfogliatella. E le conseguenze sono ben visibili agli occhi di tutti: strade insozzate e ricolme di rifiuti che nemmeno gli appositi contenitori riescono a trattenere, una mega pattumiera che si fa fatica a ripulire nonostante gli sforzi che vengono compiuti.  Si sta deturpando un patrimonio storico nella miope esaltazione di una pseudo originalità di Napoli riposta nella sua esclusiva offerta culinaria, alla portata di ogni tasca. Per contrastare la deriva del mega food a cielo aperto, della distesa di bar e “baretti” che sta progressivamente togliendo dalla scena botteghe di artigiani, librerie, edicole, rivendite di dischi e strumenti musicali, cinema e tutto quanto fa cultura, l’Amministrazione comunale ha giustamente emanato una delibera che vieta, per i prossimi tre anni, l’apertura di nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande, nel perimetro del Centro Storico iscritto, da circa vent’anni, nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. La stessa delibera stabilisce anche che, nel periodo considerato, queste attività già esistenti non possono essere ampliate, cosa che invece spesso avviene. L’obiettivo è appunto quello di salvaguardare il Centro Storico con tutti i siti di alto valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico come appunto riconosciuto dall’Unesco. Una decisione quindi tesa anche a tutelare le attività tradizionali insieme alla qualità di vita dei residenti.

Nonostante le buone intenzioni, il caso “Scaturchio” ha, però, rimesso in discussione questa lodevole iniziativa intrapresa dal Comune con la sbalorditiva decisione del Tar di sospendere gli effetti della delibera in questione e consentire alla rinomata pasticceria napoletana di aprire i battenti anche a San Gregorio Armeno, universalmente conosciuta come la “strada dei pastori”. Non è il caso di addentrarci qui in una polemica tutt’altro che conclusa. Resta, però, il rammarico di quanto stia diventando difficile salvaguardare le proprie radici, a causa del business e del libero mercato, in danno anche della stessa qualità della vita.

Intendiamoci, non siamo contrari alle legittime esigenze di divertimento e di aggregazione giovanile, ma non è nemmeno giusto che queste diventino prioritarie rispetto ad altri bisogni di pari rilevanza, come la quiete pubblica e la tutela del decoro urbano. Più volte abbiamo sostenuto che la movida, così com’è, non è più sostenibile, anche perché spesso sfocia in fenomeni di illegalità e di delinquenza, a scapito pure della sicurezza. Ed allora non c’è altro rimedio che la sua delocalizzazione. In questo senso giungono quanto mai opportune le dichiarazioni del Sindaco Manfredi, rilasciate in occasione della conferenza stampa sul suo primo biennio di attività: “bisogna creare altri luoghi attrattivi” ha detto. E le soluzioni proposte del Molo San Vincenzo, di piazza Mercato, del Centro Direzionale e Mostra d’Oltremare non possono che incontrare il nostro appoggio. La “grande bellezza” va difesa e non profanata.

Top