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Napoli, lunedì 11 dicembre

Foto A. Zarcone
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Il rispetto delle regole per la sicurezza stradale

Il Presidente

La tutela delle utenze deboli passa anche per gli adeguamenti infrastrutturali. Bene, perciò, sta facendo il Comune di Napoli a realizzare, lungo le strade cittadine a maggior rischio di incidente, strisce pedonali rialzate allo scopo di facilitare gli attraversamenti e rallentare la velocità dei veicoli in transito. Meglio ancora sarebbe evidenziare queste installazioni, facendole precedere, con largo anticipo, da bande ottiche e/o acustiche orizzontali e da segnali verticali dotati di lampeggianti, per renderle maggiormente visibili ai conducenti.

La protezione dei pedoni è un problema rilevante come dimostrano i dati ufficiali ACI-Istat da cui risulta che ben il 38% delle vittime della strada a Napoli rientra in questa categoria. Ma non è certo disseminando la città con dossi, Ztl o eventuali “Zone 30” che si risolve il problema. Senza un razionale coordinamento degli interventi, da realizzare nell’ambito della pianificazione di settore costituita dal Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile), non ancora attuata, si rischia infatti solo di costipare il diritto alla mobilità dei cittadini. E poi, servono rigorosi controlli su strada e certezza delle sanzioni, altrimenti ogni iniziativa volta a migliorare la sicurezza è destinata al fallimento. Certo, non si può pretendere la presenza di un vigile ad ogni angolo di strada, ma il controllo da remoto, nei punti più nevralgici della rete viaria, invece, è possibile ed auspicabile. Sempre che, poi, si riesca, successivamente, a sanzionare effettivamente i trasgressori. L’obiettivo non deve essere quello di “fare cassa”, bensì di scoraggiare certe condotte diffuse e pericolose.

La sensazione, infatti, è che serpeggi un preoccupante senso di impunità tra i cittadini che li porta a violare con troppa disinvoltura le più elementari norme del vivere civile. E quando le trasgressioni si verificano sulla strada - a piedi o alla guida di un veicolo - i rischi sono molto più gravi: dall’invalidità alla perdita della stessa vita a causa di un incidente. Peccato, però, che non ci sia la dovuta consapevolezza di tali conseguenze. Il problema, evidentemente, è di carattere culturale: quando non si comprende l’importanza delle regole e del loro rispetto, si finisce col privilegiare comportamenti irresponsabili e autoreferenziali. E così si ostenta troppa fiducia nella propria capacità di avere la situazione sotto controllo, nella certezza che, se sei uno “buono”, non può succedere nulla.  In pratica, si confida in una sorta di selezione naturale da cui “sopravvivono” solo i più “dotati”, come, d’altra parte, confermano i cattivi esempi che spopolano un po’ ovunque: nei testi delle canzoni, nei video postati sui social, nelle serie televisive di successo ecc.

È una deriva alla quale contribuiscono, indirettamente, anche le stesse inefficienze amministrative che inducono a cadere in “cattive tentazioni”. E così i marciapiedi dissestati o intralciati da rifiuti, bancarelle e deiezioni canine spingono i pedoni a camminare per strada. L’inefficienza dei mezzi di trasporto pubblico diventa un facile alibi per convincersi di evadere il pagamento del biglietto. L’assenza di segnaletica stradale orizzontale facilita la circolazione disordinata dei veicoli, senza la minima cognizione di fila. La carenza di posti auto incentiva a parcheggiare in divieto di sosta. Insomma, ogni occasione è buona per persuadere chi già difetta di senso civico a comportarsi fregandosene di tutto e di tutti.

Ecco allora che il primo step per invertire questa tendenza non può essere solo di carattere repressivo, occorre privilegiare, anche e soprattutto, l’azione preventiva attraverso l’offerta di servizi pubblici degni di una moderna metropoli che scoraggino le condotte incivili. D’altronde se “fuori casa” i napoletani sanno rispettare le regole non è certo una casualità. Si tratta di un primo passo, certo non risolutivo, nella piena consapevolezza che determinati atteggiamenti devianti, particolarmente radicati sul territorio, abbisognano di interventi formativi, educativi e di sensibilizzazione mirati e di lungo periodo, accompagnati da prospettive future credibili per le nuove generazioni, soprattutto di quelle che vivono ai margini e senza speranze.

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