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Napoli, giovedì 28 marzo

Foto A. Zarcone
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Mobilità green sì; mobilità caos no

Il Presidente


Le soluzioni per slogan non ci sono mai piaciute. Semplificano la realtà solo per fare propaganda e riscuotere facile consenso. Oggi va di moda tutto ciò che è "green" (guai a dire "verde", si rischia di essere retrogradi e fuori tempo), intendendo con ciò iniziative, attività, prodotti e servizi  in sintonia con l'ambiente. D'altronde, la stessa "transizione ecologica" è giustamente diventata la bussola di riferimento dei governi del nostro Paese e della maggioranza di quelli più avanzati. Nulla da obiettare. La difesa dell'ambiente ha la massima priorità; da questa sfida dipende il futuro nostro e, ancor più, dei nostri figli e  nipoti. Però attenzione, essere "green", cioè non inquinatore, non significa avere un pass senza vincoli e scadenze. Pensiamo alla mobilità. C'è sempre  più interesse ed entusiasmo verso i veicoli ad emissione nulla come, per esempio, monopattini e biciclette elettriche, complici anche gli incentivi varati dal Governo per invogliarne gli acquisti. Bene, ora che stanno invadendo le aree urbane (strade, marciapiedi ed isole pedonali) ci stiamo rendendo conto che lo stato di deregulation a loro riservato  è causa di gravi pericoli per la sicurezza e l'incolumità degli utenti della strada. La mobilità "green" non dà licenza di uccidere e di infrangere le regole, consentendo di sfrecciare indisturbati tra passanti e veicoli, zigzagando su marciapiedi affollati e strade intasate perché tanto non si emettono polveri sottili, né anidride carbonica.  Anche per questi veicoli valgono le norme del Codice della Strada. Allo stato sono in discussione al Parlamento alcune proposte di legge, tra cui quella dell'ACI, per disciplinare l'uso di questa particolare categoria di veicoli. Al di là dell'esito dell'iter parlamentare sull'introduzione di specifichi obblighi e divieti , comunque indispensabili, per questa particolare tipologia di mezzo di locomozione, resta il fatto che, nell'immediato,  occorre una urgente riorganizzazione della mobilità in modo che monopattini e bici elettriche non possano nuocere a chi li guida e agli altri, mettendo in campo forze adeguate per i dovuti controlli e sanzioni. Altrimenti il termine "green" corre il rischio di essere sinonimo di "danger" o, peggio, di "death".
Analogamente, la svolta elettrica invocata per auto e moto, per quanto giusta e condivisibile, non deve, però, trasformarsi in una caccia alle streghe. La conversione elettrica del parco circolante è un obiettivo di lunga durata che richiede grandi e complesse trasformazioni sul piano produttivo e infrastrutturale. Nel breve, invece, c'è una criticità da risolvere il prima possibile: la vetustà di circa un terzo delle auto in circolazione dal forte impatto ambientale. Incentivarne la sostituzione con veicoli non necessariamente elettrici, ma anche con motorizzazioni endotermiche (benzina e diesel per intenderci) ci sembra una soluzione razionale e percorribile nell'immediato, tenuto conto che i modelli di ultima generazione, di classe ambientale Euro 6, sono caratterizzati da bassissimi livelli di emissione.
Su questi argomenti occorre una seria e costruttiva riflessione nell'ambito dell'intera filiera della mobilità. E l'occasione ci viene fornita proprio dalla  "settimana europea della mobilità" che si celebra in questi giorni, intitolata, quest'anno, "muoviti sostenibile e...in salute" proprio per sottolineare che non bisogna guardare solo all'ambiente, ma anche alla sicurezza essendo due facce della stessa medaglia. Non si può promuovere l'una a discapito dell'altra. Cerchiamo di dare un senso forte a queste celebrazioni che, diversamente, rischiano di trasformarsi in uno sterile rituale di appuntamenti annuali che si ripetono stancamente senza costrutto.  

 

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