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Napoli, venerdì 06 dicembre

Foto A. Zarcone
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Parcheggiatori abusivi, l’affondo del Prefetto

Il Presidente

Pubblicato sul quotidiano Il Roma

 

Il muro di gomma costituito dalla sosta abusiva nella nostra città sta cominciando, finalmente, a sgretolarsi sotto l’azione ferma e incisiva del Prefetto, Michele Di Bari. Su sua sollecitazione, infatti, è stato adottato un piano di contrasto agli estorsori della sosta che sta coinvolgendo tutte le forze dell’ordine sia in città che in provincia. Ed i primi lusinghieri risultati si stanno già conseguendo con una lunga serie di sanzioni, segnalazioni e denunce dei trasgressori. Bisogna dare atto al rappresentante del Governo nel nostro territorio, con il quale peraltro abbiamo immediatamente trovato una piena intesa in materia di mobilità, che da quando si è insediato ha subito preso a cuore annose piaghe sociali come l’incidentalità stradale in primis, ed ora l’abusivismo nella sosta. C’era bisogno, insomma, di una mano energica e risoluta che desse uno scossone anche alla pubblica amministrazione spesso inerte, quasi come assuefatta e rassegnata al fenomeno dell’abusivismo, spicciolo o, peggio ancora, organizzato e malavitoso, divenuto ormai ineludibile nell’immaginario collettivo.       

Eppure, i “pungoli” per l’amministrazione comunale, in passato, non sono mancati. All’inizio degli anni Novanta, per esempio, due intraprendenti magistrati, Menditto e Piscitelli, con la consulenza d’ufficio del sottoscritto per conto della Procura, si resero protagonisti di una clamorosa decisione: il sequestro delle piazze maggiormente afflitte dall’attività illecita degli abusivi. Si trattò evidentemente di un provvedimento “provocatorio”, un chiaro atto di accusa nei confronti di amministratori remissivi, dal quale si auspicava una proficua reazione da parte della municipalità. Invece, non ci fu seguito a questa iniziativa che, però, ebbe il merito di portare alla luce “l’altarino” del voto di scambio, reato purtroppo frequente in molti enti locali d’Italia. Ma questa è un’altra storia. Così come nulla è accaduto, molti anni dopo, quando ai comuni è stata data un’arma in più per affrontare questo fenomeno: il Dacur, ovvero il divieto di accesso degli abusivi nelle aree dove esercitano illecitamente l’attività di guardiamacchine. Peccato che anche questa opportunità non abbia sortito effetti. Successivamente, l’attivazione del servizio di rimozione forzata delle auto in divieto di sosta che intralciano la circolazione sembrava, invece, aprire nuovi e incoraggianti scenari, tanto più che tale attività, a Napoli, era sospesa da diversi lustri. Niente da fare. Le modeste forze impegnate non sono riuscite a soddisfare le aspettative e così gli abusivi hanno continuato a spadroneggiare soprattutto in prossimità di uffici e ospedali, nei luoghi della movida e dove si svolgono eventi di grande richiamo. Insomma, non c’è angolo di Napoli che si possa dire immune da questa piaga, anche perché spesso si avvale della tacita connivenza degli stessi automobilisti ai quali torna comodo affidarsi a qualcuno che ponga fine all’estenuante e vana ricerca di un posto in cui sostare.

E qui veniamo alla vera madre del problema: la penuria di parcheggi, esterni alla carreggiata. Se l’offerta di sosta fosse adeguata si risolverebbero due problemi: quello della sosta, appunto, soprattutto dei residenti, e del traffico che sarebbe più scorrevole in assenza di “ingombri” (spesso anche in doppia e tripla fila) ai margini della strada. Ma questa soluzione, più volte osteggiata da strumentali pregiudizi vetero ambientalisti, non è comunque perseguibile nell’immediato. Nel breve, invece, occorre puntare su presidi territoriali continui per rendere dura la vita a chi “taglieggia” impunemente, ogni giorno, i cittadini motorizzati. Perciò plaudiamo all’iniziativa del Prefetto che è riuscito a smuovere la città da quel rassegnato torpore verso un fenomeno che, peraltro, sottrae all’amministrazione comunale preziosi introiti, in termini di ticket non corrisposti e di sanzioni non elevate. Se sia l’inizio di una nuova era è, forse, ancora presto per dirlo, però i segnali sono incoraggianti.

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