Rubrica
I CITTADINI SOTTO IL RICATTO DEI PARCHEGGIATORI ABUSIVI
A ciascuno il suo. E’ questa la logica con cui viene ripartita la gestione della sosta in città dalle gang degli abusivi. Nei quartieri tranquilli di Napoli, dove il volume del business è meno consistente e le “maniere forti” non sono necessarie, vengono sistemati personaggi dall’aspetto apparentemente bonario, talvolta persino simpatici, ai quali si rilascia quasi spontaneamente l’obolo per il parcheggio. A presidiare i quartieri “caldi”, quelli più movimentati, invece, è una vera e propria rete di brutti ceffi che, senza mezzi termini, fanno capire ai malcapitati automobilisti chi comanda e a quali condizioni. Gente senza scrupoli, che sfida la legge con arroganza, minacce e brutalità sicuri di farla sempre franca. Affrontarli singolarmente è un suicidio. Si è destinati semplicemente a soccombere e a caro prezzo. E’ questo, infatti, il motivo per cui i cittadini evitano di denunciare estorsioni, ricatti e ritorsioni, preferendo piegarsi, per quieto vivere, alla loro volontà. Contro questi figuri bisognerebbe mettere in atto un’azione di contrasto ferma, decisa, continua e capillare, con presidi fissi tanto più che, a breve, potremo contare, come ha promosso il Ministro Lamorgese, sull’ulteriore apporto di un consistente numero di agenti (70 già da questo mese). Sinora, l’azione di repressione del fenomeno è stata blanda, quasi si trattasse di un aspetto endogeno della nostra realtà. Qualcosa di inestirpabile, di “strutturale” come qualcuno ha dichiarato per scrollarsi di dosso le proprie responsabilità di tutore dell’ordine pubblico. Eppure gli strumenti per debellare questa “piaga” ci sono. E’ stato finalmente attivato il servizio di rimozione forzata delle auto in divieto di sosta che intralciano la circolazione. Nel regolamento di polizia urbana approvato dalla Giunta, e tra breve anche dal Consiglio comunale, è stata estesa l’area in cui sarà possibile applicare la misura del Dacur ai parcheggiatori abusivi, ovvero il divieto di accedere nell’area in cui operano che, in caso di recidiva, si trasforma in reclusione. Senza considerare le sanzioni pecuniarie che se non pagate possono comportare, anche, il blocco di eventuali proprietà come l’auto (fermo amministrativo).
Occorre instaurare un clima di fiducia e di speranza e questo può farlo solo la Pubblica Amministrazione con azioni deterrenti e repressive, esemplari ed efficaci. E’ ora che questa “mala pianta” venga estirpata. Sono decenni che andiamo avanti con denunce, critiche, proposte e sollecitazioni senza costrutto. Abbiamo speso milioni di parole, fiumi di inchiostro senza addivenire mai a niente. Complice l’inerzia, per non dire compiacenza, di passate amministrazioni, gli abusivi, negli ultimi anni, si sono addirittura moltiplicati, perché la sosta si è imposta come un business di fondamentale importanza per le casse delle organizzazioni malavitose. Una sorta di distribuzione del reddito decisamente più conveniente di quello di cittadinanza che, comunque, spesso, viene illegittimamente percepito lo stesso. Ma l’equazione sosta abusiva-ammortizzatore sociale non regge. Ci siamo stancati del solito alibi della mancanza di lavoro per giustificare attività illecite che bisogna tollerare per evitare il rischio di andare incontro a rivolte sociali. Non è così, basta con questi ricatti inammissibili in uno Stato di diritto. Qui c’è gente che ormai si è abituata a vivere nell’illegalità e non ha alcuna intenzione di cambiare, di “regolarizzarsi”, preferendo rispettare solo la “legge del taglione”, quella dell’antistato, ovvero della camorra.
Il problema della insicurezza nel nostro territorio è di massima priorità ed è particolarmente sentito dalla cittadinanza. Ne va della qualità della vita che, come dimostrano i censimenti eseguiti dai vari istituti di ricerca, dalle nostre parti è piuttosto scadente. Cominciare ad affrontarlo partendo da uno dei gangli della criminalità, ovvero l’abusivismo nella sosta, ci sembra un chiaro segnale di inversione di tendenza che, a cascata, potrebbe avere positive ricadute anche in altri ambiti. Un monito per il futuro, per dire: basta, ora si cambia registro, si comincia finalmente a respirare un’aria nuova, di cambiamento.
Fermo restando che le terapie, per avere successo, richiedono anche interventi paralleli di supporto che, nello specifico, significa offrire un trasporto pubblico efficiente, in alternativa all’uso delle vetture private, e parcheggi regolari dove poterle ricoverare, onde evitare la tentazione di cedere alle lusinghe degli abusivi pur di rimediare un posto-auto altrimenti introvabile.