Rubrica
La conferenza del traffico e della circolazione dell'Aci
Grazie agli sforzi congiunti tra industria dell’auto e dell’energia, e ai significativi risultati già conseguiti dai veicoli benzina e diesel sul piano della riduzione delle emissioni inquinanti (PM, CO, NOx), l’Italia riuscirà a sfiorare l’obiettivo 2030 (ridurre a 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti le emissioni di “gas serra”). Il settore automobilistico, infatti, contribuirà per 54,5 Mt di CO2 eq, sforando l’obiettivo solo dell’11 per cento. Per ridurre i 5 milioni di tonnellate di CO2 eq in eccesso, occorrerà adottare politiche che incentivino la sostituzione dei veicoli più vecchi ed inquinanti, sia pubblici che privati, e promuovano il trasporto pubblico, la mobilità condivisa e ciclopedonale.
È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dalla ricerca “Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica”, realizzata dalla Fondazione Caracciolo – Centro Studi dell’Automobile Club d’Italia, in collaborazione con ENEA, CNR-Dipartimento di Ingegneria, ICT e Tecnologie per l'Energia e i Trasporti, presentato nel corso della 74^ Conferenza del Traffico e della Circolazione dell'ACI, alla presenza del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
Secondo lo studio ACI-CNR-ENEA, per ridurre le emissioni climalteranti (fino a 49 Mt di CO2 eq), migliorare la qualità dei trasporti e la vivibilità delle città è fondamentale potenziare e rendere più efficiente il TPL (trasporto pubblico locale), nonché promuovere forme di mobilità condivisa e ciclopedonale. Una pianificazione eco-razionale della mobilità deve, inoltre, prevedere investimenti per l’eliminazione o la sostituzione con usato recente dei quasi 14 milioni di auto ante Euro 4 (il 35% del parco circolante) e per lo svecchiamento dei mezzi pubblici, sostituendo gli autobus Diesel Euro 3 (il 60% del parco autobus nazionale) con modelli elettrici alimentati da energie rinnovabili (ogni sostituzione comporta una riduzione delle esternalità ambientali pari a 24.055 Euro l’anno).
L'impatto ambientale dei veicoli, tuttavia, non va circoscritto solamente alla loro fase d’uso. Le emissioni inquinanti, infatti, devono essere valutate tenendo in considerazione l'intero ciclo di vita del veicolo: produzione, distribuzione, trasporto, uso, dismissione e riuso. Nella fase di produzione, ad esempio, le auto elettriche emettono l’82% in più di CO2 di quelle termiche, per recuperare nella fase d’esercizio, arrivando a “pareggio emissivo” dopo circa 45.000 km. Con l’aumento delle percorrenze, però, aumentano i vantaggi emissivi dell’auto elettrica: a 150.000 km l’auto elettrica produce emissioni di CO2 inferiori di almeno il 20% di un’autovettura termica. Inoltre, lo studio induce a riflettere su un significativo aspetto conseguente alla diffusione dell’auto elettrica ed ai minori consumi legati al progresso dei motori, ovvero la riduzione delle entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato - per le sole autovetture - entrate pari a 18,474 miliardi. Non va, altresì, sottovalutato il rilevante contributo che anche i veicoli ibridi, a metano e GPL potranno offrire al raggiungimento dei target ambientali. Un veicolo a metano, ad esempio, presenta oggi emissioni inferiori a 95 g CO2/km: un valore già in linea con gli obiettivi europei.
In ogni caso, rimarcano ACI, CNR ed ENEA, occorre scongiurare il paradosso di una transizione all’elettrico che gravi sulle spalle delle fasce sociali meno abbienti. In alcune regioni, grazie agli incentivi per l’acquisto di un’automobile elettrica, si può arrivare ad un risparmio di 16.000 euro, anche per modelli di alta gamma, che rimangono tuttavia, fuori dalla portata di un’ampia fascia della popolazione. Inoltre, nonostante i moderni veicoli euro 6 abbiano ridotto sensibilmente le emissioni, nonché migliorato gli standard di sicurezza (un veicolo di recente immatricolazione ha quasi il 50% di probabilità in meno di essere coinvolto in un incidente stradale grave), nelle regioni con PIL pro-capite più basso, solo un veicolo su 10 rientra in questa classe ambientale.