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Napoli, venerdì 29 marzo

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La periferia che genera violenza

Il Presidente

Sì, ha ragione Gennaro Matino: “non è una forzatura avvicinare la guerra in Ucraina  alla violenza gratuita sulle nostre strade, il principio è uguale, l’attitudine è la stessa”. La tendenza al sopruso, alla sopraffazione, all’aggressività, spesso brutale, che si manifesta nei fenomeni malavitosi singoli o, peggio,  organizzati in cosche mafiose costituisce, infatti, un malessere diffuso nelle nostre metropoli,  dal centro alle periferie. Lo confermano l’esperienza diretta, le cronache di ogni giorno, specialmente quelle del fine settimana che portano alla ribalta gli episodi di “malamovida”. Spazi urbani sempre più difficili da vivere e riempire di senso, di relazioni, di incontri fondati su sentimenti di amicizia, accoglienza, inclusione e solidarietà. E’ qui che va in scena e prende corpo quel disagio giovanile che, sovente, trova sfogo in atti di prevaricazione, di accanimento, anche feroce, di umiliazione dell’altro come malsana forma di riscatto ed affermazione dell’io.  Una sorta di guerra immaginaria che si combatte contro un nemico pretestuoso  pur di liberarsi delle frustrazioni, della rabbia, del peso  insopportabile di esistenze borderline, alla deriva. C’è, insomma, un tessuto sociale da risanare sulla base di valori etici condivisi da riscoprire, valorizzare e promuovere. E’ quanto ha proposto il nostro Arcivescovo, Don Mimmo Battaglia, con il suo “patto educativo” indicandoci un percorso aperto al coinvolgimento dell’intera società per la diffusione di quei valori di responsabilità e solidarietà che non possono non partire dal rispetto delle regole e della dignità umana. Già, rispetto delle norme, anche quelle minime, ma, comunque, basilari per una convivenza civile, che comprende innanzitutto la difesa del diritto alla vita, anche in termini di sicurezza stradale e tutela dell’ambiente da lasciare ai nostri figli. In quest’ottica, la cultura della “mobilità responsabile” con l’osservanza delle prescrizioni del Codice della strada, che cerchiamo di inculcare nelle giovani generazioni, contribuisce alla  formazione di soggetti lontani dalla violenza e dalla brutalità che, oggi, si concretizzano nella sopraffazione del singolo sulla strada come in quella collettiva della guerra.

Ed allora diamo corpo e gambe a questo patto educativo che viene da molti conclamato a parole, ma da pochi perseguito e praticato nei fatti. Incominciamo a chiederci, ciascuno di noi, in qualità di singolo cittadino o appartenente ad una istituzione, come possiamo intraprendere la via indicataci da Don Mimmo e dare un contributo, anche piccolo, che, come il mattone di una costruzione, può servire alla causa comune,  per lasciare ai posteri  una società migliore.

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