Rubrica
Lungomare, basta sagre servono eventi di qualità ripartiamo da arte e sport
La pizza è pizza e guai a chi la tocca, a maggior ragione da quando è riuscita ad ottenere l’ambito e prestigioso riconoscimento dell’Unesco quale patrimonio culturale dell’umanità. L’intoccabilità di sua maestà “la pizza”, ci chiediamo, è, tuttavia, motivo valido per giustificare qualsivoglia iniziativa organizzata e realizzata in suo nome? Per carità, nulla in contrario a manifestazioni, ormai consolidate, come il “Pizza Village” che ha il merito di esaltare e valorizzare una pietanza, simbolo indiscusso e universalmente riconosciuto della specificità di Napoli, sulla scia del successo di analoghe kermesse come l’Oktoberfest in Germania, in onore della birra. Le nostre perplessità, semmai, riguardano le modalità e la location in cui si celebrano queste serate dedicate alla pizza. Nello specifico, il Lungomare è da considerarsi sede ideale per happening di questo tipo? Stiamo parlando di uno dei luoghi più belli al mondo che, da solo, offre un invidiabile valore aggiunto a qualsiasi tipo di evento organizzato in tale contesto. Proprio per questo, però, è doveroso porsi anche l’interrogativo opposto: qual è il contributo offerto da queste manifestazioni alla valorizzazione del Lungomare? A noi sembra che nel gioco del dare e dell’avere, via Caracciolo ci rimetta sempre, come dimostra lo scempio con cui puntualmente bisogna fare i conti dopo la fine di ogni sagra, in termini di danni, rifiuti, bivacchi, schiamazzi e confusione.
Ciò che ci sfugge è il motivo per cui il Lungomare, da viale Partenope a Mergellina, debba essere trasformato in una sorta di grande “mensa popolare” dove regnano invadenti ristoranti e pizzerie, con i loro ingombranti tavoli che occupano l’intera sede stradale, fatiscenti rivendite di taralli, maleodoranti gazebi e squallide paninoteche mobili. E come se non bastasse, sempre su questa lunga lingua di asfalto fronte mare, si organizzano anche le grandi kermesse dedicate, di volta in volta, a qualche particolare specialità gastronomica come la pizza, il baccalà o la mozzarella di bufala. Francamente, non crediamo che questa sia la strada giusta da percorrere per promuovere le nostre bellezze e dare nuovo impulso al turismo. Occorrono, invece, grandi eventi capaci di farci compiere un salto di qualità nell’offerta dell’intrattenimento e del tempo libero. Insomma, una cosa è l’elegante passerella sul lungomare di Cannes che mette in mostra i protagonisti del Festival del cinema, un’altra sono le caotiche fiere paesane ed i bazar di dubbio gusto che vanno in scena sul nostro lungomare, riducendo strade e marciapiedi in un autentico lerciume. Perché non puntare su più nobili iniziative dedicate, per esempio, all’arte, alla musica, al teatro, all’antiquariato, all’artigianato o all’editoria? In quest’ottica, anche lo sport ci sembra una dimensione ideale intorno a cui lavorare per allestire eventi di grande richiamo internazionale. Lo abbiamo visto in passato con la Coppa Davis e l’America’s Cup; ne abbiamo avuta conferma di recente con il Giro d’Italia di ciclismo e la rievocazione del Gran Premio di Napoli di Formula Uno. Insomma, occorre uno sforzo in più per volare alto ed andare oltre i luoghi comuni, puntando su un turismo di qualità che sappia far leva sulla nostra grande storia e sull’immenso patrimonio artistico e culturale che ci contraddistingue, affinché la visita a Napoli non si riduca, semplicemente, ad una bella mangiata, magari a poco prezzo, ed ad una piacevole passeggiata di fronte al mare.