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Napoli, venerdì 06 dicembre

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Sicurezza stradale, la prevenzione viene prima della repressione

Il Presidente

Pubblicato sul quotidiano Il Mattino

 

Le modifiche al Codice della Strada, in discussione al Parlamento, stanno suscitando aspre polemiche. Il tema della sicurezza stradale, infatti, è molto sentito perché riguarda, innanzitutto, la salvaguardia della vita umana e perciò va affrontato scevro da condizionamenti ideologici e politici.

Il contesto della mobilità, non solo nelle aree urbane, è molto cambiato rispetto al 1992 anno in cui fu varato l’ultimo Codice della Strada che sarebbe entrato in vigore l’anno successivo. Nei decenni seguenti questo testo è stato fortemente rimaneggiato con infiniti ritocchi e sostanziose modifiche da richiedere, allo stato, una generale riformulazione. Ed infatti nel disegno di legge in questione è contemplata, anche, la delega al Governo per la revisione e il riordino della disciplina concernente la motorizzazione e la circolazione stradale. L’auspicio è che si arrivi in tempi brevi alla definizione di un nuovo Codice più chiaro, snello e lineare composto esclusivamente da norme comportamentali lasciando gli aspetti tecnici e amministrativi ad atro testo normativo.  Nel frattempo, le modifiche in discussione mirano ad intervenire su aspetti della circolazione di particolare rilievo e criticità, inasprendo le sanzioni per le condotte più pericolose, ampliando la possibilità di effettuare i controlli da remoto e disciplinando più rigorosamente l’uso di determinati veicoli.

Alcol, droghe e cellulare alla guida sono stati giustamente oggetto di misure più penalizzanti non solo in chiave economica: si tratta, infatti, dei fattori di rischio che maggiormente minano la sicurezza della circolazione. Altrettanto positivamente va letta la nuova disciplina d’uso dei monopattini elettrici che, sostanzialmente, raccoglie le nostre proposte relativamente all’obbligo di estendere l’uso del casco a tutti i conducenti (non solo i minori), di installare una targa di riconoscimento del mezzo e di sottoscrivere una copertura assicurativa per la responsabilità civile. Non è stata, invece, per ora, presa in considerazione l’ipotesi di istituire una sorta di patentino per la guida di questi veicoli, tenuto conto che spesso vengono condotti senza la minima conoscenza delle norme basilari che regolamentano la circolazione stradale. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: quanti monopattini vediamo sfrecciare sulle strade contromano, sui marciapiedi, incuranti di divieti e prescrizioni segnaletiche, nella becera convinzione che alle basse velocità non può succedere nulla di male. Niente di più sbagliato! Purtroppo, sul fronte della formazione e dell’educazione stradale non si fa mai abbastanza. Ed anche il disegno di legge al vaglio di Camera e Senato è piuttosto timido in materia. Si prevede, infatti, per gli studenti che partecipano a corsi extracurricolari di educazione stradale organizzati dalle scuole secondarie di secondo grado, siano esse statali o paritarie, e dalle autoscuole, l’attribuzione di un credito di due punti all’atto del rilascio della patente. Troppo poco. L’educazione stradale deve essere una materia obbligatoria di insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado, e non un’attività extracurricolare da espletare nell’ambito di progetti demandati alla sensibilità di qualche dirigente e docente di buona volontà. Al contrario serve un’attività che accompagni i ragazzi lungo l’intero arco della loro formazione scolastica: dall’infanzia sino alla maturità. Solo così, in prospettiva, potremo crescere nuove generazioni di utenti della strada più corretti e responsabili. Prima, infatti, bisogna pensare alla prevenzione e poi alla repressione, altrimenti difficilmente riusciremo a fare significativi passi avanti nella lotta alle stragi stradali.

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